La flora dell’Egitto era ricchissima. Il papiro, la ninfea loto, la canna e l’acacia crescevano abbondanti nella vallata interna e nelle oasi; accanto ad esse prosperavano poi il frumento sorgo, l’orzo, il lino, parecchi ortaggi (lattuga, cipolla, aglio) e la vite, ed, ancora, la palma dum (Hyphaene thebaica) a foglie palmate e la palma da datteri (Phoenix dactilifera) a foglie pennate, il carrubo, il fico, il tamarisco e il fico sicomoro. Mancavano invece alberi d’alto fusto, adatti a fornire buon legname, e mancava l’olivo, cui sopperiva tuttavia la pianta del ricino dalla quale si estraeva olio. Quanto alla fauna, era presente a Sud l’elefante e sull’intero territorio l’ippopotamo, il ghepardo, il leone, piccole scimmie delle famiglie cercopitechi e cinocefali, il coccodrillo, una specie arcaica di pecora, capre, antilopi, gazzelle, bovidi e asini, e ancora sciacalli, gatti selvatici, lepri e iene, uccelli e pesci in gran numero e varietà, e serpenti di piccola taglia (cobra e viperidi). Già intorno al 2600 a.C. parecchi di questi animali erano diffusi in varietà domestiche e selezionate (bue, asino, pecora, insieme all’oca, all’anatra e al piccione); altri, come la gallina e il cavallo, vennero importati verso il 1500 a.C. dall’Oriente. Allevate largamente in ogni epoca furono poi le api, quali fornitrici di miele e di cera.